(Genova 1805 - Pisa 1872) uomo politico e scrittore italiano. Figura decisiva nella storia d’Italia del sec. XIX, crebbe in un ambiente familiare in cui erano presenti fermenti giansenistici e democratici; in gioventù lesse assiduamente i grandi classici italiani, ma finalizzando gli interessi letterari a quello preminente per la politica. Così già nel saggio D’una letteratura europea (1829) esprimeva l’esigenza di una letteratura strettamente legata alla vita civile e politica delle nazioni. Trascorse quasi tutta la vita in esilio. Nel 1831 fondò in Francia la «Giovine Italia», società propugnatrice dell’unità nazionale in senso repubblicano e democratico; allargò poi il suo impegno ideologico alla fondazione di una «Giovine Europa», nella quale - sotto la spinta della nuova Italia - si attuasse la fraternità dei popoli. L’affermazione del programma sabaudo e il crescente successo delle teorie socialiste lo resero, negli ultimi anni, una figura sempre più isolata.M. non elaborò un’organica teoria della letteratura e le sue intuizioni di critico si inseriscono in un quadro di pensiero in cui il fatto estetico è subordinato al messaggio etico e al valore educativo. Fondamentale in lui la concezione di un’arte sociale, che traesse la propria ispirazione dalla vita collettiva del popolo. In tale prospettiva si spiega la sua grande ammirazione per Dante e Foscolo: il primo visto come poeta-vate per eccellenza, il secondo come esempio di anima fiera che realizza «la connessione delle lettere col vivere civile». Nella polemica tra classicisti e romantici prese decisa posizione per i secondi: la letteratura dell’età precedente gli appariva espressione di concezioni individualistiche, mentre egli auspicava l’avvento di una figura di poeta moderno, cosmopolita ma al tempo stesso interprete dell’anima popolare. Fra i suoi scritti di critica letteraria sono da ricordare: Del dramma storico (1830), Ai poeti del secolo XIX (1832), Byron e Goethe (1840), Genio e tendenze di Thomas Carlyle (1843). Fra le altre opere si segnalano Fede e avvenire (pubblicato in francese, Foi et avenir, nel 1835) e Dei doveri dell’uomo (1861), notevoli anche per lo stile, appassionato e profetico, intriso di religiosità laica.